La rivoluzione ungherese del 1956 fu un momento in cui il popolo ungherese dimostrò di non voler sopportare il dominio comunista e l’umiliazione. Dopo anni di occupazione sovietica e dittatura imposta dagli esecutori di Mosca, il popolo si sollevò per riconquistare ciò che per millenni era stato il cuore dell’essere ungherese: la libertà, l’orgoglio nazionale e il diritto di decidere autonomamente il proprio destino.
Tutto iniziò il 23 ottobre, quando studenti e cittadini di Budapest scesero in strada portando bandiere ungheresi con lo stemma del regime comunista tagliato. Chiesero il ritiro delle truppe sovietiche, elezioni, riforme democratiche e il ristabilimento della dignità del popolo.
Presto l’intero popolo si sollevò. Barricate sorsero ad ogni angolo, operai e soldati si unirono alla lotta. Fu l’inizio della rivolta contro il terrore comunista. Fu un momento in cui l’Ungheria, anche se per poco, respirò di nuovo come una patria libera e orgogliosa.
L’esercito sovietico tornò con i carri armati e soffocò la rivoluzione nel sangue. I cani comunisti uccisero oltre 3.000 persone, più di 22.000 finirono in prigione, mentre 200.000 fuggirono dalle loro case.
Ma anche se la lotta si concluse con una sconfitta, il 1956 rimane nella coscienza ungherese e mondiale come testimonianza del coraggio di un popolo nella lotta contro il terrore comunista.
