
Occupazioni e giustizia sociale: quando lo Stato abbandona e i cittadini riqualificano
Nella sua dichiarazione Vannacci, afferma che dove c’è un occupazione di un’immobile, c’è la sconfitta dello stato, che invece vuole l’ordine.
Essendo nati nella trincea delle occupazioni, le rivendichiamo come strumento di lotta politica e rispondiamo a codesti signori che nella storia delle occupazioni, quando si parla di beni pubblici, la sconfitta dello stato non è nell’occupazione in sè, bensì a monte, nel fatto che lo stato è incapace di gestire il propri immobili, lasciandoli al degrado e a marcire per anni.
A un immobile pubblico abbandonato, murato, degradato, preda di tossici e vandali, preferiamo l’occupazione, la riappropriazione dal basso, la rinascita.
Trasformare un posto di degrado in un luogo a servizio della comunità, che sia la casa di italiani in difficoltà, o un luogo di cultura non conforme.
Alla legalità borghese, preferiamo la giustizia sociale.
Dove lo stato debole lascia in malora le proprie strutture, allora occupare è riportare l’ordine, ed è un atto rivoluzionario.
Senza scomodare eventi storici, quando nel 1919 l’Italietta liberale, abbandonò Fiume nell’anarchia, il Vate e i reduci la occuparono riportando l’ordine, con un atto che oggi sarebbe considerato dalla destra “illegale”.
Infatti stato Borghese la sgomberò con la forza nel Natale di sangue.
Voi siete gli eredi spirituali di quegli sbirri. Noi, sempre, dalla parte dei legionari.