Lo Stadio Partenopeo, Ascarelli e le Fake news della sinistra.
Ieri c’è stato un intervento a Radio CRC e poi riportate da varie testate e siti di pseudo tifosi del Napoli, di tale Roberta Ascarelli, pronipote di Giorgio Ascarelli, (presidente dell’Internapolis nel 1925, e quindi primo presidente del Napoli nel 1926, quando con la carta di Viareggio, oltre a pretendere l’abbandono degli inglesismi, il Governo Fascista iscrisse per diritto le società di Napoli e Roma in Serie A (e ripescando il Napoli piu’ volte negli anni seguenti ndr).
In questo intervento, la signora, afferma che, visto che il Fascismo ha cambiato il nome dello stadio costruito e prima intitolato al suo antenato, da Ascarelli a Partenopeo, per via delle origini ebraiche della sua famiglia poiché doveva essere disputata una partita della Germania Nazionalsocialista, nei mondiali del 34. Per ovviare a questa ingiustizia storica, secondo la signora, adesso in regime di democrazia, bisogna intitolare il piazzale dello stadio Maradona, con il nome di Ascarelli.
Ma è vera questa affermazione? Facciamo un po’ di chiarezza.
Ascarelli, dopo aver rassegnato le sue dimissioni nel 1926, riavrà quel ruolo, nel 1928, fino alla sua morte, per cause naturali, nel 1930.
In quegli anni, effettivamente, con i fondi dell’imprenditore si costruì lo stadio “Vesuvio”, terminato nel 1930, un mese prima la morte di Ascarelli. Lo stadio, costruito in legno e ferro, era di proprietà del Napoli, aveva una capienza di 15.000 posti, e, dopo la dipartita del presidente, prenderà il nome di “Campo sportivo Ascarelli”
Fino a qui tutto regolare, è storia.
Continuiamo: in vista dei mondiali del 1934 che l’Italia dovrà ospitare, lo stadio non è valutato idoneo, e ne viene stabilita la ricostruzione.
L’impianto viene acquistato nel luglio del 1933 da parte del Comune, in seguito alla liquidazione della Società Campo Napoli, ed è pronto un progetto di rifacimento: le gradinate di legno vengono ricostruite in cemento armato, la capienza viene portata da 20.000 a 40.000 posti.. Nasce così una struttura avveniristica, che rivoluziona l’originario progetto del “Vesuvio” dell’ingegner Amedeo D’Albora: lo stadio ha ora due tribune coperte per complessivi 3000 posti, una tribuna numerata da 2000 posti, due curve (“popolari”) per complessivi 24000 posti, una tribuna “distinti” da 8000. Vengono spesi 4 milioni di fondi pubblici. I lavori sono durati appena sei mesi. Lo stadio viene inaugurato il 27 maggio 1934. Nella stessa giornata si gioca la partita degli ottavi di finale Ungheria-Egitto; a distanza di undici giorni, la finale per il 3° posto Germania-Austria. Lo Stadio, già dalla sua inaugurazione, prende il nome di Stadio Partenopeo.
Qui finisce la storia, e comincia la speculazione:
Secondo alcuni, il cambio della denominazione, non avviene, perché il regime costruisce praticamente un nuovo stadio, che passa da essere privato (di proprietà di Ascarelli) a pubblico.
No, secondo i discendenti di Ascarelli, e la sinistra, il cambio è dovuto alle origini ebraiche dell’ ex Presidente. A supporto di questa tesi non c’è nulla. Né un documento storico, né una circolare, né niente. Se non la deduzione di qualche autore, che afferma che il regime abbia cambiato il nome dello stadio “per fare un favore a Hitler”. (La Germania ha effettivamente giocato al Partenopeo, ma in semifinale, cosa che non era scontata, e non si poteva sapere prima al momento dell’inaugurazione/rinominazione dell’impianto).
Poco importa, che le sciagurate leggi razziali siano del 1938.
Poco importa, per i seguaci di questa tesi, che nel 1934, erano iscritti al PNF 4920 ebrei.
Poco importa che nel 1934 il ministro delle finanze del governo Mussolini era l’ebreo Guido Jung (lo rimarrà fino al 1935).
Poco importa che lo stesso Mussolini nel settembre 1934 diceva a Bari dei tedeschi :
“Noi possiamo guardare con un sovrano disprezzo talune dottrine d’oltralpe, di gente che ignorava la scrittura con la quale tramandare i documenti della propria vita, in un tempo in cui Roma aveva Cesare, Virgilio ed Augusto”.
No, contro ogni evidenza storica, alcuni, molti, affermano: “se il regime Mussoliniano ha cambiato il nome allo stadio, l’ha cambiato sicuramente per fare un piacere a Hitler.” Così di botto, senza senso.
E su questa tesi antistorica, e antilogica, il comune di Napoli ne ha fatta pure un targa pubblica, affissa al ” nuovo stadio Ascarelli” a Ponticelli.
E in tutto questo, non c’è uno, che sia uno, che abbia preso un libro di storia, o che si sia fatto due domande, alzando il ditino e dicendo: “le leggi razziali sono state un errore grave, (meglio sempre precisare) ma la sulla questione di Ascarelli state dicendo un mare di cazzate.”
Noi, come Sezione Berta, il dito lo alziamo, e lo ripetiamo a gran voce: “State dicendo un mare di cazzate! e non abbiamo paura di essere smentiti.”