Assassinio Kirk, CasaPound Italia: i responsabili da cercare tra chi da un secolo fomenta odio

Assassinio Kirk, CasaPound Italia: i responsabili da cercare tra chi da un secolo fomenta odio

Da troppo tempo, infatti, da una parte politica l’avversario viene rappresentato come un nemico da colpire, offendere e delegittimare. Questo clima non nasce dal nulla: è il frutto di una cultura che per decenni ha ripetuto lo slogan secondo cui “uccidere un fascista non è reato”, legittimando l’idea che la violenza politica sia accettabile.

Non ci si può stupire, allora, se c’è chi arriva a definire l’assassinio di Charlie Kirk come un “atto di resistenza”. I mandanti morali sono coloro che hanno alimentato e protetto questa narrazione, sostenuta e giustificata da settori dell’informazione e della magistratura.

Il gesto di Robinson non fa eccezione: è il risultato diretto di un brodo culturale che intellettuali e opinionisti – tra i quali anche Gad Lerner che ha provato a smontare questa tesi – hanno contribuito a rafforzare, rendendosi responsabili di un odio bieco e normalizzato. Basta con la “mafia antifascista”, basta con questi metodi, con le connivenze tra istituzioni e sinistra radicale che legittimano l’odio come parte della lotta politica.

Che su uno dei proiettili utilizzati è incisa la frase “Bella ciao”, come è emerso, non è un dettaglio marginale: quella scritta non è solo simbolica, ma rivela come l’azione sia inserita in un immaginario politico preciso, che richiama la sinistra radicale e l’antifascismo militante.

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