
PIETÀ
Ci stupiamo sempre. Ma non dovremmo.
D’altra parte, quale onore possono dimostrare i nipoti degli imboscati col fazzoletto rosso, usciti a guerra finita a raccontare una ridicola storia mai esistita?
Di quale rispetto possono essere degni i servi stupidi di qualsiasi potere?
Eccoli qua, i tifosi del Livorno, notoriamente antifascisti, che non definiamo ultras per decenza e rispetto del termine, ad invocare dagli spalti lo sgombero di CPI.
Capito come? Da una curva si chiede alle guardie ed al governo di sgomberare uno stabile. Da una curva, che dovrebbe essere un luogo deputato ai “ribelli”, piovono invece richieste supplichevoli alle guardie.
Ma sbagliamo noi a stupirci: l’antifascismo, pure quello stradaiolo, è da sempre un coacervo di vigliacchi ed infami, capaci di attaccarti in netta superiorità numerica, prendere gli schiaffi e correre dalle guardie a denunciare, mettendo puntualmente quelle stupide dita sudaticce sulle nostre foto segnaletiche.
Sbagliamo tutte le volte che pensiamo di avere di fronte gente che sulle cose basilari dimostri una piccola coerenza (a noi, ad esempio, che sgomberino o meno Askatasuna o qualche altra fogna simile non cambia nulla), quando invece abbiamo di fronte un’informe massa di merda sempre pronta a scappare, a piangere, a rinnegare i propri “compagni”, a tacere gli stupri di quelli che ci pagano le pensioni, a raccontare falsità, a cantarsela con le guardie.
Oggi più che mai essere antifascista è un’etichetta, un marchio infamante, il bollino di un’umanità di livello inferiore.
Disprezzateli sempre.
