Flet victus, Victor interiit. 

Di Palmentano Napoletano

Cosa accade nel mondo della sinistra?

E’ una domanda che ci ripetiamo da giorni davanti alle immagini dell’assalto alla sede del giornale torinese La Stampa.

I ragazzi dei collettivi torinesi, impegnati in questa crociata per Gaza condita di scioperi, minacce al governo e manifestazioni che ci limiteremo a definire folkloristiche, col sacro fine di mettere, non si sa bene come, in difficoltà il governo israeliano, decidono di dare una lezione ai giornalisti nostrani assaltando la sede di una delle più antiche testate italiane.

E’ una storia piuttosto particolare visto che non si tratta certo di un giornale “di destra”, ma anzi di un quotidiano da sempre vicino alle posizioni del partito democratico.

Ancora più iconiche le dichiarazioni successive della sempre presente Francesca Albanese.

La Relatrice speciale dell’ Onu, vero guru di questa marmaglia colorata armata di bandiere palestinesi quanto di quelle arcobaleno (pare che a Gaza i diritti lgbtblablabla vadano alla grande)dopo una frasetta di rito piuttosto scontata aggiunge un inquietante monito ai giornalisti, quasi augurandosi che la devastazione della sede possa avere un effetto “educativo” nei confronti dei giornalisti stessi.

Proviamo ora per gioco ad immaginare se tutto ciò fosse avvenuto nella parte opposta del campo politico, un assalto ad un giornale con un personaggio politico qualunque di centrodestra che interviene a giustificare l’accaduto.

Sappiamo benissimo tutti come la vicenda sarebbe esplosa su ogni prima pagina, con decine di interrogazioni parlamentari e procure subito pronte ad emettere misure cautelari durissime per tutti.

Purtroppo la figura di centrodestra ci tocca proprio immaginarcela, i primi fustigatori della morale, anche in casa propria sono loro, il commissariamento della sede di Parma è lì a ricordarcelo.

Se vogliamo possiamo porre un parallelo con una vicenda avvenuta nella stessa Torino qualche tempo fa.

Durante una festa all’Asso di Bastoni il giornalista de La Stampa Andrea Joly lamentò di essere stato aggredito da alcuni dei partecipanti.

Non si trattò certo di un assalto ad una sede o di una caccia all’uomo, anzi, la versione sostenuta dagli iscritti dell’associazione racconta che il giornalista, SENZA MAI QUALIFICARSI COME TALE, si sia intrufolato iniziando a riprendere i minori presenti.

Ne sarebbe seguito più un alterco che una vera aggressione, confermato anche dalla prognosi di 1 giorno ricevuta dal Joly al pronto soccorso (chiunque sia mai entrato in un pronto soccorso sa benissimo che una manciata di giorni non si rifiuta a nessuno nemmeno nei casi di lievissimi tamponamenti stradali n.d.r.)

Una vicenda incredibilmente minore di un assalto alla sede di un giornale con la devastazione degli uffici e le minacce di morte ai giornalisti, eppure nel caso dell’Asso per settimane si ripeterono gli appelli all’intollerabile clima di minaccia al giornalismo e le pietose invocazioni alla libertà della stampa su ogni media.

In ogni talkshow di la7 i conduttori, con l’immancabile lacrima al volto, ci raccontarono del pericolo incredibile, dell’intollerabile attacco alla democrazia e le immagini, ripetute all’infinito, con drammatica attenzione.

Veloce fu anche l’intervento della procura pronta ad emettere misure cautelari severissime nei confronti degli indagati subito privati della loro libertà.

E’ evidente a chiunque, nonostante la sproporzione dei fatti, come narrazione e intervento della magistratura siano stati profondamente differenti, un’inversione che ha del paradossale.

C’è un altro episodio che viene naturalmente alla memoria: il famoso “assalto” alla sede CGIL.

Nel periodo delle proteste contro il Greenpass alcuni esponenti legati al mondo della destra radicale furono accusati di aver guidato molti dei partecipanti alla manifestazione verso l’assalto di una sede del famoso sindacato.

Le reazioni, anche in questo caso, non furono certo una leggera tirata d’orecchi a dei ragazzetti colpevoli al massimo di aver fatto una “cretinata” come nel caso de La Stampa.

Sui media si parlò per giorni di eversione con toni quasi da rinato terrorismo e le condanne non furono certo leggere.

La cosa più interessante è certo l’atteggiamento della sinistra istituzionale.

Se la destra, come al solito, si trova nell’incapacità di muovere l’affondo al nemico, complice l’inferiorità di “media amici” con cui rilanciare una campagna di “indignazione” e quel solito, antico e interiorizzato senso di colpa che li rende timidi e remissivi nei confronti del “nemico”, la sinistra mantiene un’ambivalenza esemplare.

Negli ultimi mesi le piazze “propal” sono state l’unica espressione dell’opposizione.

Incapaci di muoverne una parlamentare con un minimo di riscontro, la Schlein e tutto il partito democratico hanno tentato subito di aggregarsi al carrozzone delle proteste anti Israele organizzate in tutta Italia dai centri sociali e dai movimenti studenteschi.

Un ritrovato movimentarismo che sembrava sul momento adatto a porre in difficoltà un governo che per il resto risulta ben saldo al comando.

Del resto i centri sociali risultano un “ottimo” alleato anche nelle elezioni locali, come abbiamo scoperto con la contestazione ed il confronto in piazza alle ultime regionali tra due noti collettivi, uno legato a Fico e al pd, l’altro a potere al popolo.

La sinistra democratica, non potendo ignorare totalmente un assalto ad un giornale, ha tentato prima di bollare i colpevoli di “atteggiamenti fascisti” con la solita retorica per cui è sempre colpa degli altri, poi si è limitata a frasi di circostanza sull’importanza della stampa e ai soliti “compagni che sbagliano”.

Che questo superamento a sinistra della parte più radicale e dura avrebbe prima o poi portato qualche imbarazzo ai moderati da parlamento era evidente a qualunque attento osservatore, ma senza un avversario capace di inchiodare la sinistra alle sue responsabilità i “rossi” possono dormire ancora sonni tranquilli.

Del resto:”Se lo sconfitto piange il vincitore non ha affondato il colpo”.

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