
Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola: la strage di via Zabarella e l’inizio del terrorismo rosso
Il 17 giugno 1974, a Padova, avvenne uno dei primi episodi sanguinosi attribuiti alle Brigate Rosse. Quel giorno, due militanti del Movimento Sociale Italiano (MSI),Graziano Giralucci, militante dell’MSI, quasi trentenne, rugbista del CUS Padova, e Giuseppe Mazzola, furono uccisi nella sezione del partito, in via Zabarella.
La settimana prima del fatto, il terrorista Roberto Ognibene, dando generalità false, si era presentato in visita di ricognizione alla porta della sede dichiarandosi simpatizzante del partito e promettendo che sarebbe tornato.
il 17 giugno quando il commando tornò, trovò in sezione solo Giralucci e Mazzola.
I due si trovavano all’interno della sezione per motivi organizzativi, quando fecero irruzione. L’agguato fu violento e rapido: entrambi furono freddati con colpi d’arma da fuoco nonostante disperati tentativi di difendersi. Questo episodio segnò un punto di svolta: fu il primo omicidio rivendicato dalle Brigate Rosse, un chiaro salto di qualità nella strategia del terrore, che fino ad allora si era concentrata principalmente su sequestri, sabotaggi e intimidazioni.
Il giorno successivo l’azione venne rivendicata da una cellula brigatista tramite una telefonata alla sede di Padova de Il Gazzettino e due volantini vennero lasciati in cabine telefoniche di Milano e Padova.
Graziano Giralucci lascia la moglie Bruna Vettorato e la figlia Silvia di 3 anni. Giuseppe Mazzola lascia la moglie Giuditta e 4 figli.
Negli anni ottanta, in seguito alle confessioni di vari terroristi pentiti e ad una più vasta indagine sulle Brigate Rosse, vennero riprese le indagini e individuati i responsabili. Venne aperto il procedimento procedurale per l’omicidio di Giralucci e Mazzola. In tale procedimento non fu coinvolto Pelli, morto di leucemia in carcere nel 1979. Dopo il pentimento e la sua dissociazione dai movimenti terroristici, Susanna Ronconi rilasciò un’ampia e dettagliata confessione sui fatti e, secondo la deposizione, il commando era composto da:
- Roberto Ognibene, esecutore materiale dell’incursione.
- Fabrizio Pelli, esecutore materiale dell’incursione.
- Susanna Ronconi, con funzione di retroguardia e recupero del bottino.
- Giorgio Semeria, con funzioni di autista.
- Martino Serafini, con funzioni di sentinella per un eventuale arrivo delle forze dell’ordine.
I colpevoli vennero condannati a pene dai 18 anni (per l’unico esecutore rimasto imputabile) ai 6 anni per i complici.
I mandanti,
Renato Curcio, Mario Moretti ed Alberto Franceschini, leader delle BR vennero condannati a 16 anni per concorso morale in omicidio.Dettaglio preoccupante è che nel 1991 addirittura il Presidente della Repubblica Cossiga, aveva introdotto l’ipotesi di concedere la grazia a Curcio.Idea, abbandonata poi per le giuste contrapposizioni dei familiari delle vittime.
Nel luglio 1992 Serafini chiese la grazia, mentre Ronconi e Semeria usufruirono della semilibertà e Ognibene, grazie ai benefici della legge sui dissociati, fu impiegato presso il comune di Bologna. Il 1º agosto 1992 Serafini venne arrestato per scontare due anni e mezzo di pena residui.
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Il duplice omicidio di via Zabarella, è uno dei pochi delitti nei confronti della nostra area che ha dei colpevoli, n
onostante le minimizzazioni della sinistra che ha sempre parlato di “delitto per difesa” (come se mai potesse essere difesa, sparare in testa a entrambe le vittime) , e le solite coperture e amicizie (con tanto di Presidente della Repubblica che intercede per le grazie, e il comune di bologna che assume gli assassini).
Noi, vogliamo ricordare il sacrificio di questi due camerati, che hanno difeso la postazione, “fino all’ultimo”, nonostante l’impari lotta contro un commando armato.
A loro va il nostro ricordo e il nostro rispetto.
Graziano, Giuseppe, Presenti!
