Giovanni Gentile – Ucciso dall’ignoranza partigiana

Giovanni Gentile – Ucciso dall’ignoranza partigiana

Il 15 aprile 1944 l’Italia perse uno dei suoi più celebri filosofi, Giovanni Gentile ,ucciso vigliaccamente dal gappista Bruno Fanciullacci, codardo passato alla storia come colui che uccise un settantenne indifeso. Giovanni Gentile fu uno dei maggior esponenti, insieme a Croce, del neoidealismo filosofico; fu inoltre nominato Ministro della Pubblica Istruzione dal 1922 al 1944 e cofondatore dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana.

Nacque a Castelvetrano, in Sicilia, nel 1875, e crebbe in una famiglia benestante: il padre era un farmacista e la madre figlia di un notaio. Dopo aver frequentato il liceo classico riuscì a guadagnarsi un posto nella prestigiosa “Scuola Normale Superiore di Pisa” dove studiò lettere e filosofia.

Dopo la laurea ottenne una cattedra in filosofia presso il convitto nazionale Mario Pagano di Campobasso. La carriera accademica di Gentile fu ricca di soddisfazioni; fu professore in diverse università italiane: l’università di Roma, la Bocconi e quella di Pisa per citarne alcune.

Una svolta nella vita del filosofo avvenne il 31 ottobre 1922 quando fu nominato Ministro della pubblica istruzione da Benito Mussolini, appena quest’ultimo diventò Primo Ministro. Gentile fino a quel momento non si era ancora mai avvicinato al Fascismo, infatti si iscrisse al PNF solo nel 1923, con l ‘intento di fornire un programma ideologico e culturale.

La missione del fascismo, secondo Gentile, è quella di creare l’Uomo nuovo: un uomo di fede, spirituale, anti-materialista, volto a grandi imprese. Coerente con il suo pensiero filosofico (il neoidealismo), sostenne che il Fascismo si dovesse istituzionalizzare: fenomeno che avverrà successivamente con il Gran Consiglio del fascismo.

Nel periodo in cui fu ministro Gentile attuò un importante riforma scolastica, definita da Mussolini “ la più fascista delle riforme”, essa era fortemente meritocratica e censitaria; dal punto di vista strutturale Gentile individua l’organizzazione della scuola secondo una struttura piramidale cioè pensata e dedicata «ai migliori» e rigidamente suddivisa a livello secondario in un ramo classico-umanistico per i dirigenti e in un ramo professionale per il popolo.

I gradi più elevati erano riservati agli alunni più meritevoli, o comunque a quelli appartenenti ai ceti più abbienti. In questo modo si voleva cercare di ridurre la popolazione scolastica, intento apertamente espresso dal filosofo con questa citazione: “L’esclusione di un certo numero di alunni dalla scuola pubblica era stato il proposito ben chiaro della nostra riforma (…) Non si deve trovare posto per tutti (…) La riforma tende proprio a questo: a ridurre la popolazione scolastica.”

Con questa riforma l’obbligo scolastico fu innalzato a 14 anni e fu istituita la scuola elementare fino all’ età di 10 anni. Dopo la scuola elementare l’alunno poteva scegliere di frequentare il liceo scientifico, il liceo classico o gli istituti professionali.

Solo frequentando i licei era possibile accedere alle università in seguito, anche se il liceo scientifico permetteva l’accesso alle sole facoltà scientifiche. La religione è insegnata obbligatoriamente a livello primario, introdotta anche per le altre scuole con il Concordato, ma con parere contrario di Gentile, che se pur cristiano cattolico si è sempre dichiarato a favore di uno Stato laico.

Nella riforma è prevista però la richiesta di esonero, per chi professi altre fedi. Per quanto riguarda il metodo di insegnamento secondo Gentile, non poteva essere predeterminato in quanto l’unico strumento necessario all’ insegnante era la cultura ed il metodo, secondo il ministro, sarebbe venuto da sé, perché questo risiede nella stessa cultura nel suo processo infinito di creazione e ricreazione.

La sua riforma fu sostituita definitivamente nel 1962 anche se gran parte della suddivisone ideata da Gentile, come quella delle partizione in scuola elementare media e superiore, è tutt’oggi in uso. Dopo la caduta del Duce nel 1943 Gentile aderì alla RSI dopo aver incontrato a quattrocchi Mussolini, l’incontro dei due è testimoniato da una lettera scritta dal filosofo destinata alla figlia Teresa. Egli credeva nel ripristino dell’unità nazionale sotto la guida, ancora una volta, di Benito Mussolini.

Il 15 aprile del 1944 Gentile fu assassinato da alcuni partigiani davanti la sua villa di Firenze, in base alle testimonianze riguardanti l’assassinio i due sicari ,partigiani del GAP, si avvicinarono alla sua auto fingendosi studenti, avvicinatosi all’anziano Gentile lo spararono ferendolo mortalmente, il professore non arrivò vivo al vicino ospedale di Careggi.

Gentile rimane uno dei personaggi di spicco fondamentale del ventennio ed anche uno dei più apprezzati tutt’ oggi, basti pensare che è l’unico personaggio appartenente al Partito Nazionale Fascista ad essere stato celebrato nel 1994 dalla Repubblica Italiana con un francobollo dedicatogli.

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